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Biglietto intero:
7,50 euro
Biglietto ridotto:
6,00 euro
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Martedì 7 ottobre - ore 21.15
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Venerdì 10 ottobre . ore 18.30
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PEEPING TOM – L’OCCHIO CHE UCCIDE
di Michael Powell, Gran Bretagna, 1960, 1h41. 65° ANNIVERSARIO
Con Carl Boehm, Moira Shearer, Anna Massey, Maxine
Versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano
Peeping Tom faceva parte di una serie di film horror a basso costo finanziati dalla Anglo-Amalgamated sulla scia del successo ottenuto dalla Hammer con i suoi Quatermass, Frankenstein e Dracula usciti tra il 1957 e il 1960. Questi avevano già scatenato le proteste dei custodi della moralità pubblica che tendevano a collegarli alla minaccia dei fumetti horror americani e del rock and roll, lamentando la scomparsa della cultura popolare inglese tradizionale. […] Pare che Powell fosse sinceramente spiazzato dall’accoglienza riservata a Peeping Tom. Probabilmente pensava che l’umorismo del film e la scelta di evitare eccessi pruriginosi potessero distrarre il pubblico dalla premessa profondamente scioccante o addirittura giustificarla. I molti riferimenti e la vena umoristica del film passarono però inosservati nella tempesta di indignazione che esso scatenò, con accuse di atteggiamenti “malsani”, “morbosi” e “perversi” che accomunarono tutte le recensioni (nelle sezioni “Arte e spettacolo”, ovviamente; i commenti della stampa specializzata furono quasi uniformemente favorevoli). Gran parte delle reazioni scandalizzate va indubbiamente attribuita alla disturbante verosimiglianza del film. A differenza dei suoi immediati predecessori nel ciclo della Anglo-Amalgamated, Horrors of the Black Museum e Circus of Horrors, Peeping Tom è ambientato in luoghi riconoscibili della Londra contemporanea. Il giornalaio che paga Mark perché realizzi “foto artistiche” destinate a clienti rispettabili come Miles Malleson è il volto accettabile di una vasta e inconfessabile industria che soddisfa la ‘scopofilia’, perversione della nostra società. In modo analogo Powell infranse le regole non scritte quando scelse l’affascinante e mite Carl Boehm (figlio del celebre direttore d’orchestra Karl Boehm) per il ruolo di Mark, il timido psicopatico che alterna il lavoro di assistente operatore in uno studio cinematografico alla perversa passione extracurriculare che consiste nel filmare la mortale paura delle sue vittime. Il legame tra ‘cinema normale’, spietatamente beffeggiato nelle scene in cui Mark lavora a un thriller di routine, The Walls Are Closing In, e il suo ‘cinema segreto’ diventa sin troppo evidente: davanti allo schermo siamo tutti voyeur.
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Lunedì 13 ottobre - ore 21.15
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LA CORAZZATA POTËMKIN "100"
sonorizzata dal vivo dai Sincopatici
di Sergej M. Eizenŝtejn, Urss, 1925, 1h08
Versione integrale restaurata
In occasione del centenario dall’uscita del capolavoro di Eizenŝtejn e in concomitanza con l’inizio del 30esimo anno di attività, torna al Rondinella il cineconcerto della pianista Francesca Badalini e della sua band.
Il cineconcerto: film ancora oggi modernissimo e di grande potenza comunicativa, nonché una delle opere più note e influenti della storia del cinema per il suo valore tecnico ed estetico, è generalmente ritenuto una delle più compiute espressioni cinematografiche. I Sincopatici propongono una forma di spettacolo fortemente emozionale ed intenso, il Cineconcerto, in cui alla potenza evocativa delle immagini di capolavori del cinema muto si unisce la forte suggestione creata dalla musica che spazia tra l’improvvisazione a 360 gradi, il rock, la musica elettronica e la musica classica.
Il film: È il film più famoso della storia del cinema e uno dei meno visti. Mai visto nella versione che qui proponiamo, restituito da un luminoso restauro allo splendore delle sue immagini. Un film che nella Russia del 1925 celebrava la rivolta dei marinai e della città di Odessa avvenuta nel 1905. Un film che “emergeva dal mare” con l’impeto creativo di un regista di ventisette anni, Sergej Ejzenštejn, destinato a portare la rivoluzione nel linguaggio cinematografico. La corazzata Potëmkin è un richiamo alla necessità della ribellione quando la giustizia e la dignità sono calpestate, un alto grido umanista in nome della fratellanza. Scrostato da decenni di polvere critica, sottratto al luogo comune dell’invettiva fantozziana, il capolavoro di Ejzenštejn può levare l’ancora verso le
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Martedì 28 ottobre - ore 21.15
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Venerdì 31 ottobre - ore 18.30
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THE ROCKY HORROR PICTURES SHOW
di Jim Sharman, Usa, 1975, 1h40. 50° ANNIVERSARIO
Con Susan Sarandon, Tim Curry, Barry Bostwick, Richard O'Brien.
Versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano
In una notte buia e tempestosa i promessi sposi Brad e Janet, due ragazzi bene della provincia nordamericana, si perdono in un bosco con l'auto in panne e decidono di cercare aiuto presso l'abitazione più vicina, un castello dall'aspetto affatto rassicurante in procinto di ospitare l'Annuale Convegno Transilvano. Una volta dentro, finiscono per diventare ostaggi dell'ambiguo Frank-N-Furter (e del suo stravagante entourage) e scoprono che il 'dolce travestito' è alle prese con un esperimento: dare la vita al bellissimo e muscoloso Rocky Horror per convertirlo nel suo personale giocattolo del sesso.
Intramontabile, con schiere di seguaci che tuttora frequentano mascherati le proiezioni in giro per il mondo. Inno irriverente ai piaceri sessuali (d’ogni gusto e gender), è uno spettacolo d’arte varia che tiene insieme alieni travestiti e case infestate, tutto sorretto da una poderosa colonna sonora kitsch-rock. Memorabile Susan Sarandon, che scatenava i sensi d’una tremebonda sposina americana. I motivi di un così multiepocale successo possono restare misteriosi, ma è questa la natura degli oggetti di culto.
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Lunedì 10 novembre - ore 18.30
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Martedì 11 novembre - ore 21.15
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VIALE DEL TRAMONTO
di Billy Wilder, Usa, 1950, 1h50. 75° ANNIVERSARIO
Con William Holden, Gloria Swanson, Erich von Stroheim, Nancy Olson.
Versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano
“Sedeva vicino a me e sapeva di tuberose, un odore che non ho mai potuto sopportare”. Leggenda vuole che Gloria Swanson adorasse Narcisse noir, profumo creato da Ernest Daltroff per Caron nel 1911, dunque opportunamente desueto nel 1950; ne abusava, infestava i set, e in specie quello di Sunset Boulevard. Tre anni prima, lo stesso profumo aveva dato titolo al film di Powell e Pressburger, Narciso nero; in entrambi i casi storie d’una follia, d’un delirio dei sensi fuori tempo o fuori luogo. Da un fuori luogo, da una curva sbagliata del destino parte la storia di Joe Gillis, giovane sceneggiatore senza fortuna che per sfuggire ai creditori sterza su un vialetto lungo Sunset Boulevard; finisce nella villa di un’anziana diva del muto, che vive una vita macabra e grottesca tra memorie di passato splendore; ne diventa il mantenuto e poi, tra pietà e disgusto, l’amante, e la fine è nota: le mort saisit le vif, quando cerca di andarsene lei gli spara, lui morirà per raccontare la storia. Sunset Boulevard è ancora il più crudele e beffardo film su Hollywood, il più calibrato nei chiaroscuri, sostenuto da un umorismo nero di cui Eric von Stroheim è il gran cerimoniere; ma è anche una storia accorata sull’invecchiare, e sulle illusioni straziate di tutti. A ogni visione la performance di Gloria Swanson è più insostenibile, quella di William Holden più coinvolgente – memorabile tenerezza del dialogo notturno, lungo i set della Paramount, tra due che si stanno innamorando, e lui, contrappunto olfattivo, dice a lei che profuma di aria fresca e biancheria pulita. (Per la cronaca. In Narcisse noir non c’è tuberosa. È l’abbraccio mortale tra il fiordarancio colto un attimo prima della disfatta e il sandalo di Mysore. Nel 1948 era invece uscito con gran successo Fracas, tuberosa intossicante, nato dall’estro tempestoso di Germaine Cellier. Quanto Fracas dovevano aver subito Wilder e Brackett, nei party hollywodiani di quegli anni… Così ho sempre pensato che fosse quella la tuberosa che intrideva la chioma posticcia di Norma Desmond, quel cono di luce striato di fumo, mentre un vecchio proiettore rimanda i fantasmi muti di Queen Kelly. Ma questa, come direbbe lo stesso Wilder, è un’altra storia – sulla quale forse mi sono già dilungata troppo).
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Martedì 9 dicembre - ore 21.15
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Venerdì 12 dicembre – ore 18.30
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LA FEBBRE DELL’ORO
di Charlie Chaplin, Usa, 1925, 1h28. 100° ANNIVERSARIO
Con Charles Chaplin, Georgia Hale, Mack Swain, Tom Murray.
Versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano
Alla sua uscita, nel giugno del 1925, The Gold Rush fu accompagnato sulla stampa americana da una ricca aneddotica: dalle tonnellate di gesso, sale e coriandoli impiegati per ricostruire l’Alaska in studio, alla sfarzosa premiere con orchestra e danze a tema ‘artico’ al Chinese Theatre di Los Angeles, ai dieci minuti di risate ininterrotte trasmesse in diretta dalla BBC per il lancio inglese. Fu riportato che in alcune sale europee, i proiezionisti si trovarono costretti a riavvolgere la pellicola per accontentare un pubblico in delirio che chiedeva un bis della ‘danza dei panini’. The Gold Rush incassò cifre da capogiro e fu distribuito in più di duecento paesi. All’inizio degli anni Quaranta Chaplin decise di rimettere mano a una delle sue opere più pure, sostituendo le didascalie originali con un commento narrato, modificando il montaggio e scorciando il finale. Quando il film uscì nuovamente in sala nel maggio del 1942, in pochi compresero il senso di questa operazione che, pronunciando il non detto, alterava il suo equilibrio perfetto tra favola e follia. Anche i maggiori detrattori riconobbero tuttavia che la partitura orchestrale composta per questa versione rappresentava una delle vette espressive della sua carriera di compositore: “Non solo ha composto musica per la tempesta di neve, per gli scontri tra gli uomini, per le scene di ballo e per quelle d’amore; ma anche per il singhiozzo, la fame, il sonno, le allucinazioni, per la battaglia di palle di neve, per il sospetto, la dignità, l’orgoglio e l’indifferenza”. Da quel momento in poi gli avvocati di Chaplin perseguirono legalmente tutti i possessori e i distributori delle copie mute del film, rendendo la versione sonorizzata l’unica disponibile fino agli inizi degli anni Novanta, quando Kevin Brownlow e David Gill intrapresero una complessa ricostruzione dell’edizione muta a partire da diversi materiali sopravvissuti. Quasi trent’anni dopo siamo ripartiti da quegli elementi a cui se ne sono aggiunti altri generosamente forniti dalle cineteche FIAF. The Gold Rush non è l’unico film con cui ricordiamo Charlie Chaplin, ma certo la scelta di condurre il Vagabondo fino alle radici (o fin sul precipizio) della mitologia americana, di stagliare la sua figura solitaria sullo sfondo nevoso della nascita d’una nazione, ne fa un’opera di insuperata, vertiginosa intensità.
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Viale Matteotti 425 Sesto San Giovanni (MI)
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